Decreto Whistleblowing: le scadenze
22/01/2024
Decreto Whistleblowing: tutte le scadenze per il settore privato e le misure da adottare
Con l'emanazione del Decreto Legislativo n. 24 del 10 marzo 2023, noto anche come "Decreto Whistleblowing", l'Italia ha finalmente adottato la Direttiva (UE) 1937 del 2019, quattro anni dopo la sua pubblicazione. Il decreto introduce disposizioni atte a proteggere le persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione Europea e delle normative nazionali, estendendo la sua portata sia al settore pubblico che a quello privato.
Questa nuova legislazione sostituisce e semplifica gli sforzi normativi precedenti, rappresentati dalla Legge 190 del 2012 e dalla Legge 179 del 2017.
Con l'obiettivo di garantire una protezione efficace ai segnalanti, il nuovo quadro normativo prevede l'adozione di canali di segnalazione comuni, con l'ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) investita del potere di imporre sanzioni e difendere i diritti dei segnalanti.
Con il Decreto Whistleblowing si mira a creare un quadro giuridico che assicuri la tutela di coloro che denunciano pratiche illecite o non etiche, promuovendo così una maggiore trasparenza e responsabilità nelle attività sia pubbliche che private.
In questo articolo vedremo nello specifico le scadenze per il settore privato, come adempiere agli obblighi e le eventuali sanzioni.
Le scadenze per il settore privato
Le
scadenze a cui devono attenersi le imprese per l'implementazione delle disposizioni del decreto legislativo n. 24/2023, variano in base alla dimensione aziendale e ad altri fattori.
Nello specifico le scadenze sono:
15 luglio 2023
- aziende che hanno impiegato più di 249 lavoratori subordinati nell’ultimo anno.
17 dicembre 2023
- aziende che hanno impiegato oltre 50 dipendenti (sia tempo determinato che indeterminato) negli ultimi 12 mesi;
- aziende senza limiti dimensionali che dispongono di un modello organizzativo ai sensi del Decreto Legislativo 231/2001 (MOG 231);
- aziende senza limiti dimensionali operanti in settori delicati specificati nella normativa, come quello finanziario o della tutela dell'ambiente.
Cosa devono fare nel concreto le aziende per adeguarsi al decreto Whistleblowing
Per adempiere agli obblighi del Decreto Whistleblowing le aziende
devono adottare misure concrete per favorire e gestire le segnalazioni interne da parte dei propri dipendenti, nonché dei lavoratori autonomi con rapporti di collaborazione o consulenza.
Nel concreto, quindi, le aziende devono:
- Predisporre procedure e canali di comunicazione che garantiscano l'anonimato e la riservatezza dell'autore delle segnalazioni e dei documenti associati. Questi canali possono essere sia scritti che digitali, oppure è possibile prevedere conversazioni dirette con un operatore designato.
- Affidare la gestione dei canali di comunicazione a un ufficio interno autonomo dedicato, con personale appositamente formato, oppure a un soggetto esterno specializzato. In entrambi i casi, è fondamentale che i responsabili del canale forniscano un avviso di ricevimento entro sette giorni dalla data di ricezione della segnalazione.
- Assicurarsi che venga mantenuto un dialogo con il segnalante, eventualmente richiedendo integrazioni, e che i responsabili del canale diano seguito alle segnalazioni con un riscontro entro tre mesi dalla data dell'avviso di ricevimento o, in mancanza di tale avviso, entro tre mesi dalla scadenza del termine di sette giorni dalla presentazione della segnalazione.
- Informare chiaramente tutti i dipendenti sui canali disponibili, sulle procedure da seguire e sui presupposti per effettuare segnalazioni interne o esterne, qualora le prime non abbiano avuto seguito.
- Rendere queste informazioni facilmente accessibili e visibili nei luoghi di lavoro, estendendole anche a coloro che non frequentano fisicamente gli ambienti aziendali ma intrattengono rapporti giuridici, e renderle pubbliche, ad esempio, attraverso il sito internet aziendale.
L’obbligo di garantire la protezione del segnalante: gli atti ritorsivi vietati
Una delle misure chiave del Decreto Whistleblowing è volta a garantire la protezione del segnalante da possibili ritorsioni in seguito alla sua segnalazione.
Enti e individui che effettuano segnalazioni non devono subire alcuna forma di ritorsione: il Decreto introduce una "lista nera" di comportamenti considerati ritorsivi, istituendo così una presunzione legale di ritorsività. Tra le condotte presumibilmente ritorsive, l'articolo 17, comma 4, menziona, ad esempio, il licenziamento, il cambio di mansioni, il mancato rinnovo di un contratto a termine, e altre simili. Queste misure mirano a creare un ambiente di lavoro più sicuro e a incoraggiare la segnalazione di comportamenti illeciti senza timore di conseguenze.
La figura del whistleblower
I whistleblower sono individui che segnalano o divulgano informazioni su violazioni, comportamenti illeciti o attività non etiche all'interno di un'organizzazione, fornendo dettagli su tali questioni.
Nello specifico, rientrano tra i segnalanti tutelati dalla direttiva Whistleblowing le persone aventi la qualifica di "lavoratori", che include non solo dipendenti, ma anche consulenti, soggetti operanti per fornitori di beni o servizi, professionisti, volontari, tirocinanti, azionisti, persone con poteri di rappresentanza, amministrazione o controllo.
Un elemento innovativo della direttiva è l'obbligo di estendere le misure di protezione non solo ai segnalanti, ma anche ai "facilitatori", ovvero coloro che assistono una persona segnalante nel processo di segnalazione in un contesto lavorativo e la cui assistenza deve essere riservata anche a colleghi o familiari del segnalante, e ai soggetti giuridici collegati.
Le sanzioni per le aziende che non rispettano gli obblighi
L'ANAC ha l'autorità di infliggere sanzioni amministrative pecuniarie quando:
- non vengono istituiti canali di segnalazione;
- le procedure adottate non sono conformi a quelle stabilite dal Decreto Legislativo n. 24/2023;
- non viene condotta l'attività di verifica e analisi delle segnalazioni ricevute;
- si verificano ritorsioni a seguito di una segnalazione;
- si ostacola la segnalazione o se si tenta di ostacolarla;
- viene violato l'obbligo di riservatezza riguardante l'identità del segnalante.
A seconda della situazione, l'ANAC può applicare
sanzioni amministrative pecuniarie che variano da 10.000 a 50.000 euro.
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